giovedì 8 novembre 2012

mercoledì 3 ottobre 2012

I primi 9 mesi dell’Associazione politico-culturale “20 luglio”



            Il 10 settembre scorso l’Associazione politico-culturale “20 luglio” ha compiuto nove mesi. È un tempo sufficiente per dare alla luce una nuova vita, quindi è anche bastevole per un bilancio. Cosa abbiamo fatto in questo periodo è facile elencarlo, e lo facciamo con orgoglio, perché ciascuna iniziativa messa in atto è stato frutto di lavoro e di immaginazione:
·         Mostra d’arte e di presepi  dal 17/12 all’8/1
·         Befana jazz 6/1
·         Giornata della Memoria dedicata agli Indiani d’America 27/1
·         Presentazione della raccolta poetica “Sognare in versi” di Gennaro Conte 2/3
·         Presentazione del mensile free press “Laboratorio sportivo” 30/3
·         Serata in memoria di Lucio Dalla 1/4
·         Incontro con l’ex combattente e memorialista Salvatore Pascale per la Festa della Liberazione 25/4
·         Incontro con le tre liste “altre”, le tre liste alternative alle recenti amministrative 29/4
·         Poietés – liberi incontri letterari, tutti i venerdì alle 20 a partire dal 25/5
·         Serata a tema lunare per festeggiare l’onomastico 20/7
·         Conferenza sulla bibbia col pastore cristiano Maurizio Morandi 28/7
·         Lezioni di filosofia orientale settimanali tutti i giovedì alle 19 a partire dal 27/9
·         Serata in ricordo dell’astronauta Neil Armstrong 25/9
·         Conferenza sulla veridicità storica della Bibbia 1/10
            Ma tutto ciò potrebbe apparire arido senza l’idea di fondo alla base della nostra Associazione, o meglio le tre idee cardine, scritte nell’articolo fondamentale dello Statuto: libera esplorazione, diversità, rispetto per l’individualità.
            La 20 luglio è infatti un’associazione che si prefigge lo sviluppo del singolo all’interno del gruppo, e la crescita del gruppo attraverso il contributo dei singoli. Non abbiamo un programma dominante né un obiettivo unico e assoluto, tranne quelli suesposti, che potrebbero anche chiamarsi anti-obiettivi, per la loro natura vaga e indeterminata.
            Ma in un mondo in cui sempre più le dinamiche sociali, politiche, economiche, culturali, ci spingono alla costrizione e all’omologazione, dovrebbe essere giusto esclamare ‘Viva la vaghezza! Viva la diversità!’.
            L’unico nostro obiettivo è dunque stare al servizio, servire la creatività dei nostri associati e di tutti coloro che con noi vorranno seguire questo cammino: l’unione tramite le differenze, e le differenze che permettono l’unione.
            Col nostro progetto vogliamo essere un baluardo: contro la dogmaticità, l’intolleranza, la stupidità mediatica, l’inconsistenza di una vita fatta di regole e di dottrine.
            Regolati dunque per essere sregolati, uniti per essere diversi, saremo forse una contraddizione? Che sia, non le temiamo.
            Chiunque venga ai nostri incontri letterari del venerdì, o alle nostre lezioni filosofiche orientalistiche del giovedì, o a qualunque altra nostra iniziativa, potrà rendersi conto di persona della bellezza e dell’accrescimento personale che possono generare dalla libera discussione, dal confronto fra le diverse vedute e rappresentazioni, dalla ricerca filosofica pura e semplice.
            Siamo l’associazione politico-culturale “20 luglio”, ed il nostro nome è un omaggio stesso al viaggio cosmico, rimembrando il 20 luglio del 69 e lo sbarco dell’uomo sulla Luna. Cerchiamo soci, gente libera che vuole liberamente unirsi al nostro viaggio verso le stelle, dentro e fuori di noi.
            Per chi vuole conoscerci il nostro gruppo face book è http://www.facebook.com/groups/158113617620836/, il nostro blog http://associazione20luglio.blogspot.com/, la nostra e-mail associazione20luglio@gmail.com e la nostra sede a Lacco Ameno alla via Sanfelice 19 (Rione Genala detto Ortola prendendo il vicolo alla sinistra della chiesa di Santa Restituta avendola di fronte).
            Seguiteci, se vi va.

                                           Lucio Iacono
                                           presidente e socio fondatore dell’Associazione.

lunedì 2 luglio 2012

liberi incontri letterari

il nostro venerdì letterario dedicato di volta in volta ad un tema. si parte da un testo per approfondirlo nella libera discussione e nel confronto reciproco. tutti sono invitati comunque a portare qualcosa propria o altrui. insomma il tutto liberamente, nello spirito proprio dell'Associazione.


venerdì 11 maggio 2012

La democrazia diretta come sintesi di individualismo e democrazia rappresentativa


                                                                                                                                                   "Io preferirei di no"

                                                                    Da Bartleby lo scrivano, di Herman Melville

               
                Non è pagano vedere la democrazia diretta come una sintesi hegeliana, negazione della negazione, del percorso che l’individualismo compie attraverso l’altro da sé della democrazia rappresentativa e delegante per giungere alla sua piena autoconsapevolezza.
                Molto si parla oggi infatti della società individualistica, ma più a torto che a ragione, perché anzi mai la società è stata più massificata, omologata e omologante. Lo è divenuta così in quanto società di massa, globale, vincolata da legami scaturiti da molteplici fattori, visibili tutti degnamente nei media, che non a caso si chiamano così: media, ciò che lega. Ma anche dalla sua stessa natura di mercato, in cui vige la legge del capitale, del numero, che non ha memoria di sé, ma è mero numero. E non solo sul fronte economico. La stessa democrazia rappresentativa nasce, cresce e si ramifica sulla legge del numero, numero dei voti essenzialmente.
                L’individuo dunque, ultimo bastione  dinanzi a questa marea, cerca come può di sopravvivere. Molto spesso rifugiandosi in un’alienazione autoindotta, in una riserva di divertissement, di pascaliana memoria, di autostordimento.
                Ma egli mantiene sempre una gran forza, la forza dell’io, estrema unità costituente la suddetta società. E quest’io può ribellarsi alla legge del numero, alla legge del più forte dunque. E con l’avvento del decennio zero, e ancora molto con quello dei nostri anni ’10, pare che in molte parti ciò stia avvenendo. Questa protesta dell’io si sta concretizzando in molteplici forme.
                Tuttavia l’io dinanzi alla società non può nulla, la sua stessa sopravvivenza materiale è legata dallo scendere a patti con le regole del mercato. Esso se vuole nutrire i propri bisogni fisici deve sottomettersi, non c’è altro da fare.
                Ma pur in questo stato di sottomissione la sua forza originaria non si spegne. Può arrivare ad umiliarsi sì, ma mai spegnersi, giacché è proprio quell’estrema scintilla, quel grido disperato dell’io a costituire la sua propria essenza.
                Ecco dunque che la lotta hegeliana tra individuo e società, che politicamente diventa lotta tra le opposte correnti di individualismo e democrazia rappresentativa, frutto più maturo del Novecento e dell’ultimo Dopoguerra, può dare origini ad una sintesi, ad un suo superamento. L’individuo da solo infatti non può vivere, ma non può nemmeno perdersi nella società massificata. Devo trovare una via d’uscita, che negli ultimi anni ha preso le forme di un miraggio politico, a cui pare si tenda ma che mai si potrà afferrare: quello della democrazia diretta.
                Di essa conosciamo solo alcune sue apparizioni, al momento ancora rozze e molto legate ancora alla democrazia rappresentativa: l’istituto dei referendum ad esempio, o quello delle primarie per la scelta dei candidati. Ma essi sono soltanto primi abbozzi, embrioni di una nascita che ha molto di più da raccontare in ricchezza di forme e di contenuto. Alcuni esperimenti in piccole città sono già in atto, di autogoverno dal basso, ma pur’esse lasciano il tempo che trovano, se non si arriva a capire, o meglio ad intuire, la grande potenzialità che la democrazia diretta può rappresentare.
                Costituendo il ritorno dell’individualismo arricchito dall’altro da sé nel suo specchio annullante che è la democrazia rappresentativa, la democrazia diretta contiene la forza dello Spirito che si è autoconosciuto, attraverso il suo viaggio nella Natura partendo come Idea, e perciò potrebbe rappresentare la più grande conquista politica della nostra epoca. Giacché lo Spirito è storia, e vive attraverso la storia.
                Essa non è semplice governo dal basso, ma l’individuo consapevolizzato dal suo passaggio nel mondo ne ha acquisito anche gli strumenti, si è reso autosufficiente sul piano politico. Egli si ritiene ora capace di esprimere le proprie potenzialità politiche senza delegare ad altri ciò che potrebbe fare lui. Ecco perché la democrazia diretta non è semplice surrogato di quella rappresentativa, non governo dal basso, ma capacità dell’individuo di agire secondo la completa sfera delle sue possibilità. Una sfera che si allarga vieppiù attraverso la propria autoconsapevolezza e l’esperienza del proprio agire. Egli si ritiene libero di creare nuove forme politiche ed economiche, di attuare i propri bisogni non affidandoli al mercato o ai propri rappresentanti politici, ma da sé, attraverso autoaggregazioni e nuovi metodi. La democrazia diretta pertanto è proprio la libertà, duramente acquisita attraverso la fatica della lotta, parallelo politico della filosofica fatica del concetto, dell’individuo di autogestirsi.
                Ci arriveremo? La rete già è buon passo. Rete ovvero unità di singoli quadratini, che in quanto quadratino preserva la sua propria essenza. Essa ha reso accessibile a tutti la cultura e la conoscenza. O lo sta tentando di fare. I nuovi movimenti politici e religiosi stanno cercando di liberare l’uomo dalle sue barriere indotte fin dalla nascita. Insomma c’è movimento.
                E la nostra Associazione nel suo piccolo è insita in questo movimento. Mettendo nei suoi principi fondamentali non una qualche ideologica missione, ma la tutela della diversità, il rispetto dell’individuo e la libera esplorazione artistica e culturale, essa già è democrazia diretta. Quest’anti-missione, una missione che le prevede tutte, perché suo unico fine è l’espressione, la ricerca individuale che condivisa diventa comune, parrebbe quasi un miracolo di logica oltreché di politica. Ma lo Spirito è capace anche di miracoli.

giovedì 3 maggio 2012

lettera aperta ai candidati sindaco

Ai candidati sindaco dell’Isola d’Ischia,

l’Associazione politico-culturale “20 luglio” vi invia i suoi auguri per le imminente elezioni. Assieme a questi essa vuole farvi presente la sua posizione politica. Abbiamo visto in questi ultimi anni un lento ed inesorabile declino della nostra isola sotto molteplici aspetti, siano economici e amministrativi ma soprattutto sociali e culturali. Tra le giovani generazioni in particolar modo il disinteresse per le forme più alte e profonde di vita regna sovrano. La pianta della malapolitica ha messo radici ovunque. Il clientelismo e l’affarismo la fanno spesso da padroni sui valori che dovrebbero imperniare il nobile agire politico dell’uomo. La cultura e le peculiari risorse storico-artistiche isolane, vanto in tutto il mondo, sono trascurate e neglette. Tuttavia pur dinanzi a queste condizioni essa vuole porsi in modo positivo verso il futuro, e il suo quotidiano lavoro ne è la dimostrazione. Perciò vi garantisce il suo appoggio e la sua collaborazione qualora ciò che essa ha a cuore vi vedesse portatori sani e attivi: la cultura, la valorizzazione delle risorse territoriali, la lotta allo spreco e al malaffare, gli interessi giovanili, la tutela dell’ambiente, lo sport, l’associazionismo senza fini di lucro, l’economia solidale. Inoltre essa vede come direttrice primaria del necessario cambiamento lo sviluppo di forme di collaborazione intercomunale che abbiano come sbocco finale il Comune Unico. Perciò vi invita tutti a farvene fautori a che con la sua creazione si abbia finalmente una sincera svolta alla vita politica isolana. Qualora vogliate impegnarvi su questi temi, l’Associazione sarà sempre un referente onesto e disponibile con cui collaborare, qualunque sia il sindaco eletto, ma se essa si accorgerà che si persegue ancora e di nuovo la via della malapolitica e del privilegio ci impegneremo a fare dura opposizione, affinché almeno si porti vera testimonianza del nostro impegno per un presente e un futuro diverso e migliore. Cordialmente,


Lacco Ameno,
4/5/2012      

Il presidente
dott. Lucio Iacono                                                                                                  
            
Il segretario
dott. Francesco Di Crescenzo

                                                                                                                     
                                                                                                         

martedì 3 aprile 2012

Atti dell'Associazione: 1/4/2012 serata "In ricordo di Lucio"


                 La serata di domenica dedicata a Lucio Dalla si è rivelata di uno spumeggiante dibattito e di profondo significato. Insomma una vera serata da “20 luglio”. La discussione avente per tema l’essenziale domanda “può l’arte vincere la morte?”, domanda da porsi, anzi sacrosanta dinanzi alla scomparsa di un sì grande artista, è approdata ad una risposta, di certo affermativa, che qui tenterò di riportare.
                Innanzitutto cos’è l’arte? Sfuggendo alle definizioni che i filosofi dell’estetica ci hanno dato, ognuna diversa, esse si possono condensare nel fatto che l’arte è la forza creatrice di un qualcosa che ha un’anima. Intendiamo con questo termine un’accezione prettamente laica, cioè una cosa che ha una propria essenza originale, profonda , monadica.
                L’artista dunque è colui che riesce a infondere alla sua creazione un’anima. E dove la trae, visto e considerato che nulla si crea dal niente, e nulla si distrugge, se non dalla propria, individuale essenza? L’artista è colui che insuffla nella propria creazione una parte di sé, della propria anima. Al pari proprio del Dio Creatore, che nella Creazione rimane presente. E sia quest’anima immortale o meno, già questo passaggio, non ha dato luogo ad una procreazione? Non si è già immessa in una materia inerte, attraverso il lavoro e lo sguardo dell’artista, qualcosa che non aveva, uno spirito, un’anima appunto? L’artista insomma perpetua se stesso attraverso la sua creazione, e in ciò già vince la morte, perché sia pure il suo organismo mortale, con l’atto creativo egli ha perpetuato la sua essenza originale.
                Non parliamo, e non abbiamo parlato, qui di fama presso i posteri, anch’essa mutevole e temporanea. Fosse anche un’opera d’arte negletta e misconosciuta, o conosciuta solo dal suo creatore, l’atto stesso della creazione artistica è bastevole per fuoriuscire dal vincolo dell’io individuale, si dissolva o meno quest'ultimo col corpo, e immettere pezzi di questo io, pezzi di senso dunque, nell’opera d’arte.
                Infatti l’oggetto artistico si differenzia da quelli comuni proprio in base a questo, perché ha un senso, un significato che va oltre la sua forma.
                Il vedere il film “Quijote” di Mimmo Paladino ha esplicitato questo concetto. Don Chisciotte infatti è colui, il pazzo (ma ogni artista non è un pazzo?) che in una pentola vede un elmo, in un mulino dei giganti, in un basso nobile spagnolo di nome Alonso Quijano detto “il buono”, quale egli è nominalmente, l’ultimo dei sacri cavalieri erranti. Refrain di questo film è infatti il derisorio biasimo della voce narrante, il giocoliere delle parole Bergonzoni, verso Don Chisciotte, e quelli come lui: “dei pazzi che vogliono vedere la vera natura della cose”.
                Cosa fa l’artista del resto se non cercare di vedere la vera natura delle cose? Come sostiene Heidegger egli è un poietes, un creatore di senso perché da parole, da situazioni, da oggetti ricava qualcosa che vada oltre questi, e lo fa, a detta nostra, infondendoci parte del senso che porta in se medesimo, nella sua, laicamente, cosiddetta anima.
                L’analisi di una canzone di Dalla, dal suo quinto album, “Il giorno aveva cinque teste”, ci ha permesso di scrutare il curioso rapporto tra artista e fautore dell’opera.

IL COYOTE
La gara è fra il coyote e una stella
a chi sa e vuol raccontare
il gruppo più fantastico di storie
che si possa ricordare
ma mentre il coyote è
un mancatore di parola e un mentitore
la stella che cadente è la più bella
con la coda che si muove con splendore
e su una pietra i due stanno nel fuoco della notte
a raccontarsi a turno con le voci calde o rotte
la stella parla adagio e il coyote grida forte
buttati in questo gioco, per chi perde c'è la morte.
Ma col passar del tempo
la stella fa fatica a raccontare
e invece le parole del coyote corrono
come acqua di un fiume verde verso il mare
e mentre passa il vento in alto un'aquila si desta
e carica di voci, luci è tutta la foresta
la notte passa  e il cielo è rosso di mattino
finisce questa gara incominciata dal destino.
La stella allora si dichiara spenta e muore
ed ora è un pugno di cenere il suo splendore.
Perché vince il coyote
il racconto non lo dice ma lo lascia immaginare
la vita è fantasia, è coraggio,
è lotta dura con la voglia di inventare
e se la stella con la coda tante storie raccontava,
la fantasia del coyote col suo fuoco la bruciava
e poi faceva ascoltare l'erba crescere sulla mano
e il grido della risacca di un prossimo uragano.

                Secondo un’interpretazione equiparabile alla domanda iniziale, la stella, la raccontatrice di storie, potrebbe essere l’artista, mentre il coyote, colui che alla stessa ulula, il fruitore, il consumatore dell’opera. “E se la stella con la coda tante storie raccontava,/ la fantasia del coyote col suo fuoco la bruciava”, recita il bardo. Alla fine vince il coyote, colui che, seppur microbo in confronto alla stella, alla fine rimane sempre desideroso di nuove storie da rubare alla medesima. Dunque l’artista è vero, passa e muore, come la stella, ma i coyote si riproducono, e finchè esisterà umanità, la loro sete di storie non si spegnerà mai.


martedì 7 febbraio 2012

l'articolo 3

Art. 3 – principi associativi

L’Associazione si propone di promuovere la libera esplorazione e la conoscenza delle più diverse idee ed esperienze civili, politiche, culturali, religiose, ambientali, scientifiche, sociali, artistiche o altro, secondo la linea ispiratrice della libertà di studio individuale e collettiva, nell’assoluto rispetto delle individualità proprie e altrui e della diversità delle persone e delle relative culture, tenendo conto della biodiversità umana e universale.
L’Associazione  vuole ispirarsi ai più alti principi morali ed estetici della storia mondiale e al pensiero elaborato nel corso della storia dell’umanità cercando di riscoprirli, attuarli e farli rivivere, nei limiti delle capacità personali degli associati, secondo una prospettiva laica e libertaria di uguaglianza nella diversità, venendo, incontro in modo particolare ai bisogni dei giovani e al bisogno comune della comprensione del presente tenendo conto del passato e delle ambizioni per il futuro.

    Questo è il nostro articolo fondamentale, immodificabile per statuto, a cui i restanti sono subordinati. Anzi la stessa associazione 20 luglio è questo articolo. Cercherò, io che ne sono lo scrittore, così come l’ispiratore e socio fondatore di questa associazione, oltre al suo attuale presidente provvisorio, ma è l’ultima cosa, di spiegare bene cosa dice e soprattutto a quali conseguenze porta sul piano operativo, dato che la teoria mai andrebbe disgiunta dalla prassi. Esso contiene tre parole chiave, l’una correlata all’altra e che si reggono l’un l’altra, al pari di tre angoli di un medesimo triangolo: libera esplorazione, rispetto per l’individualità, biodiversità.
    Come infatti l’astronave Enterprise era in missione pacifica (anche se di tanto in tanto incontrava pure qualche nemico) per esplorare il territorio inesplorato della galassia, e per meglio studiare e conoscere quello esplorato, così noi siamo in esplorazione pacifica delle più diverse esperienze succitate. Questa esplorazione poi è libera, cioè è lasciata libertà ad ogni membro di compierla come più gli aggrada. Questo è il vero senso di libertà infatti, rafforzato anche dal successivo cenno alla “prospettiva laica e libertaria”: libertà individuale. Le masse infatti, sia pure piccole, non sono mai entità a se stanti, semmai raggruppamenti legati da precise finalità. Pertanto applicare ad esse il concetto di libertà è fuorviante. Sarà un paradosso un’associazione che tuteli l’individualità dei membri? Assolutamente no, in quanto il suo fine è proprio questo, tutelare la creatività dei suoi iscritti e metterla in pratica, sempre che rientri ovviamente negli scopi e compiti dell’associazione (vedi art. 4). Noi siamo semplicemente al suo servizio.
    E qui già siamo in pieno al secondo termine-chiave: rispetto per l’individualità. Noi crediamo infatti che un’idea, di un’iniziativa sociale come di qualsiasi altra cosa, appartenga all’ideatore, la quale poi può tranquillamente metterla in discussione o condividerla, ma di certo poi ha l’ultima parola sulla realizzazione finale e sulla sua esecuzione. Di fronte alla sacrosanta creatività individuale non c’è sedicente democraticità interna che tenga. Lo scopo di quest’associazione è proprio quella di dargli sfogo, permettere che le idee non rimanghino sulla carta ma, sebbene nel nostro piccolo, trovino attuazione. E ognuno è responsabile per le proprie idee.
    Veniamo quindi al terzo punto, la biodiversità, che un po’ li racchiude tutti. La diversità, nella società umana come in quella biologica e naturale, è data dalla diversità di forme di vita, non certo dal loro appiattimento o uguaglianza. Esse quindi vivono, in un gioco di vita e di morte, nella catena dell’esistenza, in uno stato di armonia, ma lo riescono a fare solo preservando la loro naturale predisposizione. Abbiamo infatti molteplici esempi nella storia di sistemi omogeneizzanti che hanno dato luogo alle peggiori disarmonie, guerre e all’annullamento di ogni bellezza e cultura.
    Invece la nostra associazione ha per cardini la morale e l’estetica, la politica e la cultura, ed esse sono da coniugare nell’unico modo possibile, nel rispetto appunto della libertà, dell’individualità e della diversità. L’aver creato un’associazione diversa, imperniata su tali concetti piuttosto che sulla democraticità borghese, una delle cause di annichilamento della civiltà occidentale tanto quanto le dittature che abbiamo combattuto, andrà forse a lesione della coesione interna? Ebbene che ci vada. Noi non temiamo le contraddizioni e preferiamo una sincera contesa ad una falsa coesione. Questa la lasciamo ai partiti e movimenti senz’anima. Noi un’anima ce l’abbiamo.

martedì 10 gennaio 2012

Album mostra

per quelli che non so potuti venire, ma potevate venire però ;(, visto che siamo buoni ve la mettiamo pure qua. anche se dal vivo era tuttunaltracosa...

album foto mostra d'arte e di presepi